gennaio, 2021
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Auditorio del Teatro dell’architettura
Auditorio del Teatro dell’architettura Mendrisio Università della Svizzera italiana – Accademia di architettura
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Chiesa S. Chiara – Lovere (BG)
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Fondazione Querini Stampalia onlus
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Lettere ed Arti - Palazzo Franchetti di Venezia
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Da sabato 19 settembre 2020
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Da sabato 19 settembre 2020 a domenica 24 gennaio 2021 il Teatro dell’architettura Mendrisio presenta la mostra “I disegni giovanili di Le Corbusier. 1902-1916” promossa dalla Fondazione Teatro dell’architettura, con la collaborazione dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana a Mendrisio.
L’ampia rassegna, con più di ottanta disegni originali inediti provenienti da collezioni private e pubbliche svizzere e con numerose riproduzioni di disegni provenienti dalla Fondation Le Corbusier di Parigi, è stata organizzata in occasione della pubblicazione del primo volume del Catalogue raisonné des dessins de Le Corbusier, curato da Danièle Pauly, edito da AAM-Bruxelles in coedizione con la Fondation Le Corbusier e con il contributo della Fondazione Teatro dell’architettura di Mendrisio.
LA MOSTRA
La mostra, a cura di Danièle Pauly, è dedicata ai disegni che il giovane Le Corbusier eseguì tra il 1902 e il 1916: dall’anno del suo ingresso nell’Ecole d’arts appliqués di La Chaux-de-Fonds, sua città natale, a quello che precede il suo definitivo trasferimento in Francia e l’avviamento dello studio d’architettura a Parigi.
La quasi totalità dei disegni esposti appartengono a collezioni private e pubbliche svizzere e sono in gran parte inediti: il pubblico avrà così per la prima volta l’opportunità di conoscere un eccezionale corpus di documenti rari. Completa la mostra una serie di riproduzioni di disegni originali e di carnet di viaggio eseguiti da Le Corbusier nello stesso periodo.
Il Teatro dell’architettura accoglie dunque il racconto di ciò che ha determinato la nascita di una vocazione che il giovane Charles-Edouard Jeanneret, il futuro architetto Le Corbusier (1887-1965), pensava all’inizio essere quella di pittore. Fattore determinante per la sua formazione saranno in primo luogo, tra il 1902 e il 1907, gli studi nella scuola di arti applicate nell’ambito dell’orologeria e dell’architettura, influenzati da un maestro carismatico come Charles L’Eplattenier, un pittore che si ispirava alle idee di John Ruskin e al movimento Arts and Crafts. In seguito contribuiranno in modo determinante alla formazione della sua personalità sia l’esperienza nell’atelier di Auguste Perret tra il 1908 e il 1909 e la frequentazione assidua dei musei di Parigi, sia l’incontro con gli architetti delle avanguardie europee dell’inizio del XX secolo ma anche, incoraggiato dal suo mentore William Ritter, i viaggi di studio tra il 1907 e il 1911, che si concludono con il lungo viaggio in Oriente, un’esperienza che influenzerà profondamente i suoi progetti negli anni a venire.
Le opere selezionate in mostra dimostrano l’importanza che fino dagli esordi Le Corbusier ha attribuito al disegno: un modo per avvicinarsi alla realtà e uno strumento di osservazione, come ad esempio gli studi sulla natura che ha realizzato dal 1902 al 1905 durante i primi anni di scuola. Il disegno è dunque per il giovane Charles-Edouard Jeanneret uno strumento di analisi e di ricerca, come emerge dai fogli realizzati nei musei parigini, o nei primi disegni di architettura prodotti La Chaux-de-Fonds tra il 1905 e il 1907. Schizzi e disegni sono infine per Le Corbusier sia uno strumento al servizio della memoria, eseguiti su taccuini nel corso dei suoi viaggi, ma anche occasione di espressione lirica, come testimoniano i suoi acquerelli, i gouaches di paesaggi e di nudi femminili realizzati dopo il suo ritorno in Svizzera nel 1912.
La mostra si articola in più sezioni, a partire dagli anni di formazione scolastica, caratterizzata da meticolosi disegni a matita con soggetti naturalistici, piccoli acquerelli di paesaggi, studi decorativi per oggetti di artigianato con motivi Art Nouveau, al periodo dei viaggi con i soggiorni nelle capitali europee: il viaggio in Italia del 1907 dedicato allo studio del Medioevo e alla pittura della scuola ‘primitiva’ italiana; il soggiorno a Parigi nel 1908-1909 con l’apprendistato nell’atelier dei fratelli Perret, gli studi su Notre-Dame e i disegni realizzati nei numerosi musei della città.
Nel 1910 il viaggio in Germania, con un periodo da apprendista nell’atelier berlinese di Peter Behrens e un tour che tocca diverse città tedesche e nel 1911, in ultimo, il lungo viaggio iniziatico in Oriente.
L’ultima sezione della mostra racconta del ritorno a La Chaux-de-Fonds (1912-1916), periodo durante il quale Le Corbusier insegna, intraprende l’attività di architetto e si dedica alla pittura e al disegno di una serie di paesaggi, ritratti, scene di famiglia, di nudi femminili e di nature morte, che già preannunciano i soggetti della seconda fase della sua produzione artistica, dove prevarrà il lavoro di ispirazione purista.
Ore
Settembre 19 (Sabato) 14:00 - Gennaio 24 (Domenica) 18:00
Location
Teatro dell’architettura Mendrisio
25, Via Turconi, Mendrisio, Svizzera
Organizzatore

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Anupama Kundoo – Taking Time
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Anupama Kundoo – Taking Time is the fourth exhibition in the series The Architect’s Studio at Louisiana Museum of Modern Art. It opens the door to the workshop, the archives and the field where the architect Anupama Kundoo lives out her message of taking time. Kundoo is a unique example of an architect who practices what she preaches. When she talks about sustainable architecture, you believe her.
Anupama Kundoo (born in India in 1967) is a keen advocate of the idea that the architect – contrary to mantras about optimization and timesaving processes – should invest more time in thinking, researching, sharing knowledge and building, because this provides a deeper understanding of context, materiality, function and sustainability. And consequently in better architecture. We cannot make time, but we can take time, according to Kundoo, and this is a practice she lives by.
At close quarters, Anupama Kundoo has studied the craft traditions she rethinks. She has followed Indian craftsmen, learned from them, discussed the development of their craft and built with them. She has designed both her own homes to be built by hand without using machinery and with local materials.
Alongside her work in the field, Kundoo has applied her knowledge and developed techniques that extend the life of traditions – in modern forms. Her home Wall House is an outstanding example. In the building of the Voluntariat Homes for Homeless Children in Pondicherry in India, she tried out the potter Ray Meeker’s methods with a project created 100% in situ. Houses are built of hand-made, unfired bricks of clay from the local environment and filled with more bricks. All of this is fired. The house functions as a kiln, which hardens its own walls and bricks. The surplus bricks can be used to fund new projects or complete the rest of the architecture on the site.
Anupama Kundoo divides her time equally between drawing architecture, doing research and teaching. She gives priority to learning from earlier architects and building further on the ideas that are relevant today. It is essential for her to pass on her knowledge to the younger generations, but also to draw inspiration and learn from them, because architecture did not start with her, and will stand long after her, as she herself puts it. Architecture is an art that functions in and through time, and as an architect one must be aware of this. Time is important both as an understanding of evolution and development, as attention to personal time and as engagement in the everyday life.
An experimental town
As a young, recently graduated architect, Anupama Kundoo came to the experimental city of Auroville in south-eastern India, and the town has had a strong impact on her work. In Auroville, she built her first home, Hut Petite Ferme (1990), with traditional building techniques and materials at hand such as granite, wood, clay and coconut fibre. Her meeting with the chief architect of Auroville, the French architect and modernist Roger Anger, led to years of collaboration on the development plans of Auroville, right up to Anger’s death in 2008.
Kundoo has designed a number of the city’s central institutional buildings, including the town hall and several housing projects. Today she continues to advance the urban design of the planned city towards its realisation, although she now lives in Berlin. From there she carries on designing the ambitious urban development and the housing project Line of Goodwill, which covers a total of 240,000 m2 and is a continuation of the urban plan that was drawn up with the foundation of the town in 1968. The collaboration with Anger in the collective working style on which Auroville is based has since then typified her activity, in which the architecture always arises as a cooperation with others – students, researchers and craftsmen as well as residents and professionals.
The exhibition
Under the first main heading of the exhibition, THE ARCHITECTURE OF TIME, the visitor has access to Anupama Kundoo’s research archives, which include the first sources of inspiration, processed materials and architectural works. This is a presentation of her research on and rethinking of Indian building traditions – an evolutionary journey from the first natural building materials – stone types and clay polished by the forces of nature – through mussel shells and butterflies to simple tools and handmade bricks.
Under the categories Life, Mind and Matter we present Kundoo’s investigations of the nature of materials, the tectonics of earliest living beings, and mankind’s ways of processing the material, which she calls “the thinking hand”. The collection of processed materials and tools falls into three categories: Stone and Wood, Earth, and Ferrocement and Concrete. Within these categories 13 models (1:50) of her projects are presented. A number of details of the projects are shown by a series of models in 1:5 specifying their specific tectonics. These models are built of among other things thousands of hand-made Indian bricks in mini-format.
On the balcony between the two large rooms of the exhibition, you will find a 1:1 construction of Kundoo’s single cell that forms the basis of her Co-housing project envisaged for Auroville. This is based on her past research of the Full Fill Home prototype, conceived keeping the rapid urbanization and resulting housing shortage in India in mind. A single house can be built in seven days by the homeowner-to-be using simple crates cast in ferrocement – a material Kundoo has studied and researched. Built-in storage systems reduce the need for furniture, and the system can be used as a permanent or temporary home and be built anywhere in the world with a minimum of building experience.
The second main theme of the exhibition, CO-CREATION, presents Kundoo’s latest and so far biggest project – the town and housing development project Line of Goodwill for the city of Auroville. The project not only builds further on original concepts for the city from 1968, but also on the spirit of Auroville, that is the tradition of cooperation across types of expertise. Line of Goodwill has arisen in a collaboration with climate engineers from among others the German firms Transsolar, Amour Group and Bau Kunst Erfinden, and with students from three schools of architecture – The School of Architecture of the Academy of Fine Arts in Copenhagen, the Yale School of Architecture in New Haven and the Fachhochschule in Potsdam.
A model (1:50) of the 240,000 m2 project is shown in the exhibition, and part of the facade is built up in 1:1 as an example of Kundoo’s work with the development of intelligent facades. Kundoo thinks sustainably, socially, economically and environmentally, and the facades must all save or generate energy while providing climatic comfort. She works with three facade elements: Green Screens, which through the use of plants as part of the facade will bring the residents closer to nature, provide urban farming opportunities and create a better climate; Urban Surplus Recycled, where remains from denim factories in India are converted into facade cladding; and finally Energy Harvesting, where she collaborates with climate engineers on brand new energy-generating facade strategies.
Ore
Ottobre 8 (Giovedì) 11:00 - Gennaio 31 (Domenica) 22:00
Organizzatore

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Cento anni fa, tra il
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Dettagli Evento
Cento anni fa, tra il 1919 e il 1920, negli stessi anni nei quali veniva fondato a Weimar il Bauhaus,
nasceva a Roma la prima Facoltà di Architettura d’Italia, allora denominata Regia Scuola Superiore
di Architettura.
« In occasione di questo anniversario, che cade in un periodo in cui l’architettura e l’università si
interrogano sul loro futuro, la Facoltà di Architettura della Sapienza ha inteso ricostruire la propria
storia e proiettarsi verso il domani, proponendosi come il luogo di un grande confronto nazionale
e internazionale: un anniversario che non vuole essere solo una celebrazione, ma soprattutto
un’occasione per guardare avanti ripensando i percorsi di formazione, l’immaginario e la
responsabilità sociale dell’architetto negli anni a venire » come sottolinea Anna Maria
Giovenale, Preside della Facoltà.
A partire da giovedì 22 ottobre 2020, sono due i principali eventi che aprono le celebrazioni
nella sede storica della Facoltà di Valle Giulia: una mostra multimediale e una di materiali
d’archivio pongono l’attenzione sulla figura dell’architetto, sul suo ruolo nella società e nella
cultura urbana moderna, e sulle sfide che lo attendono in una realtà radicalmente trasformata.
L’esposizione “Un viaggio tra storia, idee e protagonisti” — curata da un gruppo di docenti
della facoltà con Studio Azzurro che ne ha elaborato i contenuti in un’installazione multimediale
— racconta come e grazie a quali personaggi sia nata la Scuola romana, riferimento per la
formazione della figura dell’architetto del ‘900 in Italia e all’estero.
« Attraverso materiale d’archivio e filmati abbiamo cercato di raccontare la storia della più antica
Facoltà di architettura d’Italia per mezzo di una multicolore Linea del Tempo progettata da Studio
Azzurro che presenta – dall’anno della sua istituzione ad oggi – le figure, i libri, le opere e i maggiori
avvenimenti, sincronicamente a confronto con gli accadimenti politici, culturali, scientifici e artistici
della storia del mondo. Il pubblico scoprirà come fatti e figure apparentemente distanti tra loro
siano invece coevi, come libri apparentemente antichi siano stati scritti in momenti in cui si
costruivano i simboli della modernità e potrà leggere, nei punti di intersezione di questi due
percorsi, eventuali allineamenti o considerevoli discontinuità. Una serie di dialoghi immaginari tra i
maestri della scuola accompagneranno il visitatore in questo viaggio nel tempo. Sarà la narrazione,
dichiaratamente trasversale e obliqua, di uno spazio fisico e di un progetto culturale a più livelli di
percezione che guarda decisamente al futuro della nostra scuola » spiega Alfonso Giancotti,
coordinatore dei curatori della mostra.
« Il tempo scorre e le parole della “storia”, nello stendersi del loro racconto, fermano o tentano
continuamente di arrestare il suo fluire. Immaginiamo che questo tentativo sia imperfetto,
immaginiamo addirittura di poter seguire, superare o rincorrere e ritornare, alle origini degli
eventi. Senza bloccarli, senza arrestare il loro flusso. Immaginate infine di poter fare questo,
muovendovi avanti e indietro in uno spazio architettonico, definito appunto “corridoio”.
La nostra video-installazione sincronizzata, racconta questo, anche con le voci di testimoni del
passato e del futuro » come spiega Leonardo Sangiorgi di studio Azzurro.
Inoltre, una selezione di inediti documenti di archivio comporrà l’anteprima di una mostra,
curata da Bartolomeo Azzaro, Simona Benedetti e Filippo Lambertucci, dedicata ai progetti
elaborati per le sedi della Scuola di Architettura dal 1919 al 1963, prevista nel corso del 2021.
Le celebrazioni proseguiranno nel 2021 con un convegno internazionale a cui parteciperanno tutte
le Scuole d’Architettura italiane, nonché le più antiche e le più prestigiose del panorama
internazionale, dall’Europa al Giappone, dagli Stati Uniti al Brasile e all’Argentina, da Cina e Corea
del Sud alla Russia e al vicino Oriente. A causa dell’attuale emergenza sanitaria, tempi e modi di
svolgimento del convegno — in presenza e/o in videoconferenza – saranno definiti prossimamente.
Nell’ambito delle Celebrazioni particolare rilievo assumerà inoltre una sezione interamente
dedicata agli studenti, articolata in un workshop focalizzato sulle reti internazionali di
coinvolgimento degli studenti ed il loro ruolo nella formazione dell’architetto. Le giornate saranno
gestite dagli studenti della Facoltà di Architettura, con la partecipazione di studenti stranieri –
provenienti da diversi Atenei tra cui Atenei del Consorzio CIVIS – con il supporto, in termini
di supervisior, di docenti della Facoltà. L’obiettivo,è stimolare confronto e promozione di una rete
tra gli studenti di Architettura a livello internazionale.
Tutte le manifestazioni dei 100 anni di Architettura alla Sapienza prenderanno luogo nella sede di
Valle Giulia, profondamente rinnovata nei suoi spazi, interamente cablati per permettere il
collegamento a distanza: dal restaurato ingresso monumentale del progetto originario di Enrico
Del Debbio alla Sala di lettura progettata da Costantino Dardi all’inizio degli anni ottanta: la
realizzazione di un nuovo spazio espositivo e di nuove infrastrutture in linea con il quadro
strategico dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite completano questo
ambizioso progetto di riqualificazione.
All’inaugurazione prenderà parte il Prof. Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e
della Ricerca, accolto dal Prof. Eugenio Gaudio, Rettore della Sapienza, e dalla Preside
della Facoltà di Architettura, Prof.ssa Anna Maria Giovenale.
Ore
Ottobre 22 (Giovedì) 9:00 - Marzo 22 (Lunedì) 18:00
Location
La Sapienza
53, Via Antonio Gramsci, Roma
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Antonia Jannone Disegni di Architettura
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Dettagli Evento
Antonia Jannone Disegni di Architettura presenta una mostra
di disegni di Aldo Rossi e fotografie di alcune sue architetture
realizzate da Santi Caleca nel 1989 per il numero 3 di Terrazzo,
la rivista di arte, design e architettura fondata da Ettore Sottsass e
Barbara Radice.
Dal 1988, anno del primo numero, fino al 1996, con la stampa
dell’ultimo, il 13, la rivista Terrazzo ha espresso la volontà di
Ettore Sottsass di produrre uno strumento raffinato di altissima
qualità, sia per gli argomenti trattati sia per la scelta della grafica,
delle immagini, della copertina e della carta.
Terrazzo prendeva in considerazione architettura e design con
particolare attenzione alla contemporaneità, allargando lo
sguardo al panorama internazionale e osservandolo dal punto di
vista delle più svariate discipline, dalla letteratura alla poesia, dalla
storia alla scienza, alla filosofia, all’arte, all’antropologia.
L’articolo pubblicato nel numero 3 della rivista e dedicato ad Aldo
Rossi presentava una selezione di sue citazioni da Autobiografia
Scientifica corredate da alcuni suoi studi e disegni, e un testo di
Sottsass dedicato agli scatti rossiani di Caleca.
In occasione della mostra, il prezioso nucleo dei disegni,
provenienti dalla Fondazione Aldo Rossi, è stato ricostituito
quasi completamente e verrà presentato in relazione ai bianchi
e neri del fotografo. Nel tentativo di continuare a diffondere
l’architettura di Rossi attraverso i molteplici canali da lui esplorati,
tra cui la fotografia, sarà pubblicata a cura della galleria una
cartella con dieci stampe delle fotografie esposte.
La mostra è realizzata in collaborazione con gli Eredi di Aldo
Rossi e il fotografo Santi Caleca e con il supporto scientifico della
Fondazione Aldo Rossi.
Ore
Novembre 17 (Martedì) 15:30 - Gennaio 30 (Sabato) 19:30
Location
Antonia Jannone
125, corso garibaldi. Milano